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sabato 13 gennaio 2018

Rileggendo "Il bambino è competente"

Chi non ha mai letto questo libro? Io lo adoro e lo ritengo un libro che deve trovarsi in ogni libreria di un educatore e/o genitore. In questo libro, Jesper Juul, terapista familiare, aiuta il lettore a riflettere sulle dinamiche relazionali in famiglia, ma non solo.
Ieri ho riletto il capitolo 6 "I limiti". L'autore scrive "Una volta gli adulti fissavano i limiti intorno ai bambini. Io propongo che oggi gli adulti definiscano i limiti per se stessi". Questa frase è anticipata da una descrizione dell'evoluzione della società moderna, che è passata da valori (e quindi regole) condivise a valori (e regole) differenziate per singoli, gruppi, famiglie.
In questo contesto scrive che l'adulto non dovrebbe più imporre le regole con un "è così" ma dire "Io voglio che qui si faccia così". Per esempio non si dovrebbe più dire "In casa non si usano le scarpe", ma piuttosto "Nella nostra casa io voglio che non si usino più le scarpe!". Al momento la frase "Io voglio" , che a me è sempre stato detto "non si dice", mi ha dato fastidio; perchè io adulto devo dire "voglio" o "non voglio"? Se io mi autorizzo a dire ciò, anche il bambino può farlo.

Con questo pensiero sono entrata in classe. La mattinata è stata intensa a causa dell'assenza di una maestra e dell'uscita anticipata di un'altra ed io mi sono trovata a avere in classe 30 bambini (tra cui i bambini DVA) per 45 minuti... che fatica! In questa situazione di caos la mia priorità era la salvaguardia di tutti. Un bambina mi si avvicina e mi dice:"Maestra, puoi aiutarmi a scrivere sul foglio?". Io le ho risposto: "Perdonami, ma siete in tanti e ora non riesco ad aiutarti perchè devo osservare la classe". Nel dirglielo l'ho guardata, ma appena ho finito la frase ho alzato gli occhi verso l'aula e lei si è allontanata da me. Posso capire se c'è rimasta male, ma credo di aver messo in atto quello che diceva Jesper Juul (che differenziava anche fra limiti validi sempre e limiti legati a determinate situazioni), ho messo un limite dicendo un no, ma l'ho fatto partendo da me.

Ora credo che il suo "Io voglio", non abbia quel carattere impositivo ma piuttosto personale e quindi posso sostituirlo in "Io vorrei che in questa casa non si usassero le scarpe perciò vi chiedo di aiutarmi a tenerla pulita".


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